LA SANTERIA CUBANA E GLI YORUBA

La religione che ha dato vita alla Salsa cubana

Santèra vestita con abiti tradizionali, Cuba.

Siamo a Cuba stavolta, e parliamo di Santeria (o Regla de ocha), la religione di origine africana trapiantata in quest’isola dagli schiavi nigeriani tra il 1770 e il 1840, nel pieno delle conquiste coloniali nelle Americhe.

La Santeria è la vera religione popolare cubana, infatti è praticata dalla maggior parte della popolazione afrocubana. È per lo più dall’ Africa occidentale, nella zona dell’attuale Nigeria, che provenivano gli schiavi di colore diretti a Cuba (poi in Brasile, nei Caraibi e negli Stati Uniti). Questi schiavi erano di etnia Yoruba, un popolo ricco di tradizioni e costumi che dalla Nigeria si diffusero anche a Cuba, soprattutto in ambito religioso. La religione Yoruba si sviluppò principalmente tra gruppi di persone che lavoravano nelle piantagioni e che non avevano contatti con il mondo esterno. La violenza a cui gli schiavi erano sottoposti ogni giorno per le condizioni di lavoro disumane e per le repressioni a cui spesso andavano incontro se si ribellavano, avevano piegato il loro senso di dignità e speranza. Lo scopo dei colonizzatori era quello di indebolire il loro senso di unità e appartenenza, soprattutto quello inerente alle loro credenze religiose, convertendoli ai propri costumi e alla religione cattolica. Trovare un “escamotage” per professare la religione yoruba non fu semplice, ma fu possibile grazie a piccoli raggruppamenti di schiavi che riorganizzarono il loro culto, dando vita alla Santeria cubana. Con la fine della tratta degli schiavi nel 1880, la Santeria iniziò a diffondersi in gruppi più ampi, quelli che erano divenuti uomini liberi poterono professare la loro religione liberamente e furono fondate delle case del culto. Il sacerdote che unificò i culti Yoruba in un’unica liturgia, ovvero la Regla de Ocha, fu Lorenzo Sama.

Ma in cosa consiste di preciso questo culto?

“Santeria” è nato come un termine dispregiativo usato dagli spagnoli per denigrare un’eccessiva devozione ai santi da parte degli schiavi. I praticanti preferiscono altri nomi come Lukumi (da “O luku mi”, che significa “amico mio” in alcuni dialetti Yoruba, dove luku proveniva da akú, il termine con cui i padroni chiamavano gli schiavi) o Regla de Ocha.

La Santeria è una religione politeista caratterizzata da un insieme di regole, riti magici, festività e credenze, in cui le divinità africane (i santi conosciuti come orishas) si sono identificati per sincretismo con le figure sacre della religione cattolica dei colonialisti spagnoli. Da questo punto di vista, la Santeria viene considerata come una sorta di cattolicesimo popolare con elementi di animismo; infatti sono numerosi i fedeli cubani che praticano i riti di entrambi i culti senza che nessuno dei due escluda l’altro. Il motivo di questo sincretismo è riconducibile al divieto per gli schiavi di professare religioni diverse dal cattolicesimo, soprattutto l’animismo, pena la morte. Gli schiavi africani non erano pronti a rinunciare alle loro tradizioni, così decisero di aggirare questo divieto creando un culto che gli permettesse di nascondere le divinità africane dietro l’iconografia cattolica: ogni santo cattolico corrispondeva ad una divinità africana chiamata orisha, con proprie caratteristiche e poteri, a cui gli africani rivolgevano le loro preghiere e rituali originari, senza che le autorità spagnole sospettassero di nulla.

Che tipo di rapporto esiste tra fedele e orisha?

Ad ogni famiglia, corrisponde un santo che la protegge. L’orisha deve essere periodicamente venerato con rituali affinchè il flusso vitale della famiglia non si rompa e i discendenti posseggano più energia vitale. In America Latina, a causa della schiavitù, lo schiavo non ha ricordato più il luogo di origine e il proprio antenato, così il flusso vitale si è spezzato; quindi, secondo la visione del mondo africana, non è più riuscito a collegarsi al flusso vitale della famiglia. Quando un creolo vuole sapere chi è il proprio orisha, si reca da un santero o una santera. Questi, attraverso un gioco divinatorio basato sulla lettura dell’oracolo che avviene con le conchiglie, scopre qual è la divinità di cui il credente è figlio e se questa vuole mettersi in contatto con lui. Il corpo è sacro per gli afro-caraibici, perchè è dove accolgono la divinità, da cui eredita caratteristiche fisiche e psicologiche. Ogni rito, inoltre, avviene esclusivamente nelle case dei fedeli.

Orishas travestiti da divinità cristiane.

Chi sono, nello specifico, gli orishas? E chi gli ajogun e gli eggun?

Gli orishas della Santeria, sebbene molteplici, sono tutte emanazioni di Olodumare, Dio onnipotente, entità creatrice sia femminile che maschile, che governa tutto l’Universo con il suo “aché”, la forza vitale cosmica, essenzialmente la vita stessa, in costante movimento e trasformazione. Ogni essere umano, inoltre, è dotato di un ayanmo (destino), che sceglie da solo prima della nascita, ma dimentica una volta nato, e che deve realizzare nel corso della propria vita; se ciò non accade, la sua anima si reincarna e riprova a compierlo nella prossima vita. Gli orishas esistono per aiutare gli esseri umani a raggiungere questo obiettivo, ma essendo divinità antropomorfe, con una propria personalità e difetti tipici degli esseri umani (spesso paragonati agli dei del Pantheon greco), non sempre sono capaci di farlo. Molti orishas, infatti, sono diventati santi a causa della vita straordinaria condotta da esseri umani.

Stiamo parlando, dunque, di una religione monoteista, in cui le divinità del Pantheon Yoruba (circa 400, di cui 40 nella Santeria e 15 tra le più importanti) sono protagoniste di cerimonie, offerte, rituali specifici. Ogni divinità è costruita sulla base delle numerose similitudini con le figure di riferimento dei santi cristiani; inoltre, ogni orisha governa un elemento della natura, che può appartenere sia al regno animale, vegetale che minerale (ad esempio, il fuoco) e rappresenta una caratteristica umana (ad esempio, la forza). A ogni orisha è associato un numero e un colore.

Il concetto di Trinità della religione cristiana si traduce in quella yoruba nella Trinità Olofi- Olodumare – Olorun. Olofi è la forza creatrice; Olodumare è l’Universo, Spirito ed Energia; Olorun è il Sole (e rappresentazione umana mascolina di Oludumare). Allo stesso livello degli orishas (che fungono da tramite tra Olodumare e gli esseri umani) ci sono gli ajogun, spesso associati al concetto occidentale di demone. Un ajogun è un essere soprannaturale che causa problemi, porta malattia e causa incidenti.
Subito dopo gli esseri umani, nella gerarchia cosmologica yoruba vengono gli antenati. Nella religione yoruba, il culto degli antenati è di vitale importanza, infatti quando una persona muore, la sua anima entra nel regno degli antenati, chiamati eggun, a cui i fedeli si rivolgono rendendo loro omaggio in cerimonie e rituali (chiamati reglas).

Tra gli orishas principali ricordiamo:

  • Elegguà: Dio protettore di viaggiatori, strade e incroci, che apre e chiude il cammino degli uomini con un garabato (un bastone di legno a uncino) con cui viene identificato nell’iconografia santera. Cattolicizzato con Sant’Antonio di Padova, i suoi colori sono il rosso e il nero.
  • Obatalà: Rappresentato come un anziano claudicante o un giovane guerriero, è il creatore della Terra (Olofi creò l´universo, ma diede a Obatalà il compito di organizzare il mondo e di creare l´umanità). È il dio della testa, del pensiero e dei sogni, ed il più misericordioso. Cattolicizzato come la Vergine “de la Mercedes”, il suo colore è il bianco.
  • Yemayà: Madre della vita e degli altri dei e moglie di Obatalà. Dea del mare, protettrice delle partorienti, di pescatori e marinai. Corrisponde alla Nuestra Señora de la Regla (Vergina Maria). I suoi colori sono il bianco e l’azzurro.
  • Changò o Shangò: Dio della virilità, della mascolinità, del fuoco, di fulmini e tuoni, della guerra, della danza e della musica (in particolare dei tamburi). Indossa una corona, porta uno scudo, una spada e una scure. Famoso per le sue avventure amorose e i litigi con i rivali, rappresenta sia i vizi che le virtù umane. Il santo cattolico che gli corrisponde è stranamente femminile: Santa Barbara. I suoi colori sono il bianco e il rosso.
  • Ochùn o Oshùn: Dea dell’amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumi. Cattolicizzata come la Vergine de la Caridad del Cobre (patrona di Cuba). I suoi colori sono il giallo e l’oro.
  • Orula: Dio della divinazione, rappresenta la saggezza; a seconda delle diverse versioni può essere identificato come San Francesco D’assisi o come Gesù Cristo. I suoi colori sono il giallo e il verde.
  • Babalú Ayé: Dio degli infermi, guaritore di malattie della pelle, della lebbra, del colera, ecc., associato a San Lazzaro. Il suo colore è il porpora.
  • Ogun: Dio fabbro, solitario e irascibile, protettore dei soldati e dei forgiatori di armi; associato alla guerra, rappresenta la violenza insita nella natura. Viene associato a San Pietro, forse a causa del carattere brusco del santo. I colori sono giallo e verde.
Rappresentazione degli orishas, divinità della santeria cubana.

Che tipo di rituali si svolgono per onorare gli orishas?

Secondo la Santeria ogni uomo è governato da un orisha a cui deve essere devoto; le offerte e i doni destinati alla divinità vengono distribuiti soprattutto alla Festa di ogni Santi, durante la quale vengono celebrate messe con episodi di trance e stati alterati di coscienza, che a volte sfociano in possessione (una fase in cui la divinità evocata entra nel corpo del fedele). Durante la trance avviene la divinazione, che permetterà ai fedeli di ricevere consigli sui loro problemi sia spirituali che materiali. Secondo la Santeria, la felicità non è qualcosa da raggiungere dopo la morte, è nella vita terrena: le piante, gli animali, le persone e la terra (così come le emozioni umane) sono elementi integranti di un equilibrio che non deve essere sbilanciato. La divinazione serve, quindi, a capire come ritrovare l’equilibrio perso. Gli spiriti indicheranno ai “figli degli orishas” (è così che vengono chiamati i fedeli) la via da seguire, inclusi il modo di vestire, i comportamenti quotidiani, le cose da mangiare.

Le cerimonie di divinazione sono chiamate bembés, e si svolgono a ritmo di musica. Tre tamburi, detti batà, fungono da accompagnamento a danze rituali che, su sequenze ritmiche prestabilite, hanno lo scopo di invocare determinati spiriti (tra le più famose, il Toque de santo, danza rituale che induce lo spirito a possedere il fedele per poter comunicare con lui). Poichè sono tamburi sacri, nonché voce delle divinità e depositari di un segreto (aña), devono essere sottoposti ai riti di purificazione prima di essere utilizzati. La combinazione delle figure ritmiche con melodie e timbri riproducono sequenze della lingua tonale yoruba, per questo sono detti “tamburi parlanti”, poiché ripetono le inflessioni ritmico-melodiche della lingua yoruba. Ogni orisha ha un suo canto e una sua danza ben precisa, il cui sistema ritmico è stato tramandato oralmente da sacerdoti-musicisti; inoltre molte danze rappresentano le gesta degli orichas, mentre altre servono ad indurre lo stato di trance e di possessione. I tamburi sono gelosamente custoditi nelle case di culto assieme ad altri strumenti della tradizione. Il canto ha una voce dominante chiamata “gallo” o “diana” e un coro. Le bembés sono officiate da un gran sacerdote detto babalabwo e da sacerdoti di ordine minore, i santeros. Il primo dirige i sacrifici e le cerimonie iniziatiche, mentre i santeros sono guaritori, oracoli e preparatori di amuleti, a cui i fedeli si rivolgono al posto di medici o preti. Si diventa santero tramite un processo iniziatico basato su una serie di rituali e indossando per un anno intero indumenti esclusivamente bianchi. La cerimonia di iniziazione, detta asentamiento, è il momento in cui il santero riceve l’orisha di cui verrà considerato figlio.

Danza rituale che rappresenta la danza dell’orisha Shangò.

I metodi di divinazione sono quattro: il lancio della conchiglia, quello del cocco, della catena e quello Ifà, quest’ultimo ad appannaggio esclusivo dei babalawos. Il lancio della conchiglia è un sistema di divinazione chiamato Diloggún, molto simile al sistema runico, in cui il santero lancia 16 conchiglie, in alcuni casi “leggendone” solo 12; vengono interpretate le conchiglie cadute con la parte concava in alto e mediante una successione di lanci. Il lancio del cocco, chiamato Biague, funziona similmente a quello della conchiglia: si lanciano in aria quattro parti di cocco e il responso viene determinato a seconda della posizione (lato cavo o lato convesso) che assumono sul pavimento. Il lancio della catena (formata da otto parti), Ékuele, prevede l’interpretazione della posizione dei pezzi della catena lanciata in aria, che avviene stavolta tramite proverbi e racconti. L’ultimo sistema divinatorio, il Tablero de Ifá, si svolge con il babalawo che sparge una polvere bianca “magica” (polvere di zanna di elefante) su questa tavola di cedro circolare, su cui vi sono segnati i quattro punti cardinali, ognuno dei quali rappresenta un distinto orisha; poi, sempre il babalawo, vi lancia sopra 16 semi di palma e ne interpreta la posizione. Le possibli combinazioni sono più di 4000. Alcuni di questi rituali , ovviamente, sono rituali segreti, accessibili solo agli iniziati.

Cerimonia sacrificale nella Santeria, Cuba

Un po’ come gli altari messicani del Dia de los muertos, quelli yoruba sono allestiti nelle abitazioni muniti di rhum, sigari, dolci, fiori con lo scopo di venerare gli orichas. Le croci bianche rappresentano la pace, mentre le candele suggeriscono l’illuminazione dello spirito. Tra i rituali di purificazione, compiuti per liberarsi da malesseri fisici e cattiva sorte portati da energie negative, il rito dell’Ebbo è il più caratteristico: i fedeli offrono alle divinità africane frutta, monete, oggetti simbolici e spesso anche sacrifici animali.

Altare della Santeria, Trinidad, Cuba

Gli adepti della Santeria a Cuba ci tengono a precisare che ciò che praticano non è magia nera, ma magia bianca, che si riassume essenzialmente in divinazione, riti per favorire successi in amore, in ambito economico e di salvaguardia della salute o nella cura di malattie. Litanie e formule liturgiche sono in lingua Yoruba, recitate a memoria, perchè in realtà pochi la capiscono, e le pratiche private sono improntate sul culto dei morti e degli antenati.

Le danze caraibiche hanno origine da questi rituali?

Come per altri popoli e culture, per gli afro-caraibici il mondo nasce dal ritmo di un dio che inizia a respirare aritmicamente la vita nel mondo. La danza sacra è il respiro-ritmo che nasce da ogni movimento dell’essere. Per gli africani la danza è saper vivere nel modo più intenso possibile il rapporto con la natura, con la società, con gli dei, prendendo parte al movimento cosmico. Secondo le religioni afro-caraibiche, la vita si inserisce in un grande processo ritmico di creazione e distruzione, di morte e rinascita. Le danze degli dei incarnano questa dinamica e la esprimono durante la trance, di cui abbiamo appena parlato. Nella trance la sacerdotessa danzando, si concentra sulla propria interiorità e si apre alle energie del cosmo, alla forza di realizzazione considerata sacra, l’achè.

Nella danza sacra ogni parte del corpo possiede un significato preciso: le gambe sono in contatto continuo con l’elemento terra, sede degli antenati; la testa è in contatto con le energie dell’aria ed è la sede della propria individualità, che deve però essere sempre in contatto con la terra da cui riceve energia. Durante il rito l’essere umano non fa altro che ripetere l’atto della creazione, esorcizzando la morte e la sofferenza. Ma la danza sacra è anche racconto e trasmissione della storia sacra, infatti la danza degli orisha ricorda la storia delle divinità, e quindi funge anche da letteratua orale.

Ogni danza afro-caraibica presenta queste caratteristiche:

  • Identificazione con il “gruppo” .
  • I piedi sono sempre a contatto con la terra, battendo al suolo con tutta la pianta, che riporta l’esperienza della vita nel “qui e ora”. Il corpo deve parlare della vita quotidiana, del lavoro nei campi, delle donne che cullano i bambini.
  • La ripetizione di schemi ritmici eseguiti da gesti e dai tamburi come ricerca continua di un flusso di movimento che crea energia e allontana i pensieri dal quotidiano.
  • La poliritmia e il movimento di più parti del corpo secondo ritmi diversi ma in armonia fra loro.
  • Tutto il corpo è in movimento, trovando la sua forza propulsiva dai vari centri energetici.
  • Tutti e 5 i sensi sono coinvolti.
  • La coreografia ripetuta all’infinito dà all’azione un carattere atemporale che rimanda al tempo del mito.
  • Il viso diventa una maschera sorridente a sottolineare una felicità interna che “riempie”.
Danza rituale che rappresenta la danza sacra dell’orisha Yemaya, allo show “Sabado de la rumba” (palenque), agosto 2011

Se non tutte, alcune danze quali il Mambo, la Salsa e la Rumba, sono di certo state originate dalle figure ritmiche e sincopate utilizzate nelle danze rituali yoruba. Il brano simbolo della Santeria è ¿Y que tu quieres que te den? del maestro Adalberto Alvarez, inframezzato da canti in lingua yoruba, che presenta una danza che si ispira ai riti d’origine Yoruba. 

Salsa e Rumba cubana, Cuba

 Se volete comprendere meglio le tradizioni legate alla Santeria cubana dirigetevi a Palmira, una cittadina a 12 chilometri da Cienfuegos, in cui risiedono alcune confraternite della Santeria, tra cui quella di Cristo di San Roque e quella di Santa Barbara. In questa cittadina è presente anche un museo dedicato a quest’affascinantissimo culto. Inoltre, di recente, a Cuba sono sorte diverse istituzioni che hanno lo scopo di recuperare e mantenere viva la tradizione musicale Yoruba. Oltre ai tantissimi gruppi folclorici che operano nel paese, due grandi interpreti dei canti Yoruba (nonchè santeros di fama) sono Lazaro Ros e Mercedita Valdés. Sono diventati famosi in tutto il mondo anche i gruppi di canto e danza folklorici il “Conjunto Folklorico Nacional”, “Los Muñequitos de Matanzas”, “Yoruba Andabo”.

Quanti di voi sapevano che la Salsa provenisse da una tradizione così colorata, ma allo stesso tempo così oscura?

Al prossimo articolo!

Fonti